Cosimo Bicocchi e Leonardo de Pinto sono due giovani professionisti fiorentini titolari dello studio di architettura e design “Studio 25 Blu”. Li abbiamo incontrati in occasione di Pitti Immagine uomo per l’inaugurazione della mostra Africa’s eyes, della quale sono gli autori dell’allestimento.
Questa l’intervista rilasciata in esclusiva per BLL!

Come nasce l’idea dell’allestimento di Africa’s Eyes? Quali sono gli elementi che vi hanno ispirato?
L’obiettivo del nostro progetto era di creare un percorso espositivo all’interno della sala centrale delle Pagliere che potesse dialogare con la preesistenza, di notevole fascino architettonico, e creare allo stesso tempo un allestimento che susciti delle emozioni sia per le foto esposte che per l’ambiente.
Abbiamo realizzato una struttura formata da 5 portali i quali collegati tra loro formano un passaggio coperto illuminato dove sono state posizionate una parte delle foto.
Di fondamentale importanza è stato decidere il giusto rapporto che si doveva formare tra i vari elementi, date le considerevoli dimensioni dello spazio dove avevamo un altezza massima di 10 metri.
Sulle parti laterali si trovano delle aperture ad arco le quali sono state oscurate per garantire la corretta illuminazione delle foto, di conseguenza ciascuna delle aperture è diventata così un “nicchia” espositiva che ospita una foto ciascuna.
Le foto sono state appese in modo che appaiano quasi galleggiare nell’aria, inoltre non avendo utilizzato cornici si ha modo di apprezzare maggiormente le tecniche di stampa su carta fatta a mano in Giappone .
Come nasce la vostra collaborazione professionale?
E’ nata dalla volontà reciproca di mettersi in proprio e dalla constatazione che i rispettivi background di studio e di lavoro potevano fondersi in un unico team potendo offrire così un risultato più completo.
Quanto le vostre esperienze lavorative e di studio all’estero influiscono oggi sul vostro lavoro?
Studiare e lavorare all’estero ci ha messo in contatto diretto con nuove dinamiche lavorative che ci sono stato poi utili al rientro in Italia. Inoltre è stato molto costruttivo anche a livello personale interfacciarsi con altre culture, ci ha permesso di essere molto più aperti mentalmente e flessibili nella progettazione.
Tra i vostri progetti, uno molto interessante è L’Harlem Edge a New York City, come nasce questa idea?
Lo scopo era quello di garantire al quartiere di West Harlem un nuovo spazio pubblico con negozi, bar , ristoranti, aule insegnamento per la fondazione Nourishing che si occupa della corretta qualità di alimentazione e nuovo transito per taxi boat .
L’ edificio oggetto del concorso situato su una piattaforma autonoma distante circa 100 mt dalla costa e collegato a terra mediante una strada, copre una superficie di circa 3400 mq. Abbiamo progettato un nuovo edificio volendo però mantenere lo shape della preesistenza che era ormai diventato un riferimento nello skyline del luogo.
Sui 2 lati corti abbiamo giocato con l’estrusione dei volumi in vetro mentre sulle parti laterali brisesoleil in alluminio che potesserò dare il giusto livello di privacy all’interno oltre a una valenza ambientale di luce e di ventilazione.
Grande importanza, infatti, hanno avuto gli aspetti sostenibili del progetto come l’areazione naturale interna e la facciata ventilata dove i brisesoleil controllati elettronicamente garantivano un maggior risparmio energetico.
All’interno poi sulla “navata centrale” si affacciano i 3 piani dell’ edificio ed è caratterizzato da una scala elicoidale di grande impatto. Infine due corti interne di forma circolare a cielo aperto che garantiscono degli spazi più raccolti dove godersi meravigliosi scorci sul fiume immersi nel verde e la possibilità di usufruire di un anfiteatro per concerti all’aperto.

E adesso due domande sulla vostra città…
Cosa vi lega a Firenze?
Per prima cosa la cultura, la storia, l’architettura, il fascino delle strade, delle piazze, dei palazzi che nascondono sempre leggendarie storie, insomma Firenze è Firenze ammirata da tutto il mondo e noi abbiamo la fortuna di viverci e per questo ne andiamo sinceramente fieri.
Avete mai pensato di andarvene? Se si, perché?
A volte si perchè nonostante sia una delle nostre città preferite a volte ci limita molto a livello progettuale ma con questo non vogliamo darle una colpa alla città in quanto capiamo che la tradizione va rispettata e mantenuta, ma crediamo che con un giusto equilibrio potremmo combinare la tradizione con nuovi stili e nuove tecniche costruttive.
